Oggi che l'automobile tende all'elettrificazione e al commuting puro sembra impossibile, ma negli anni novanta si poteva ancora immaginare un'icona. Nata per scommessa, la Dodge Viper del 1992 è una muscle car americana tanto quanto la Statua della Libertà o gli hot dog. Progettata in collaborazione con Carroll Shelby e ispirata alla AC Cobra, ne è una reinterpretazione più grande, potente, aerodinamica, veloce. Inizialmente debutta solo in versione “targa” RT/10 Roadster, dove 10 sono i cilindri a V del motore Chrysler elaborato Lamborghini. Vestita di vetroresina su un telaio tubolare, la Viper è grezza quanto un camionista ubriaco: i 400 cavalli si scaricano a terra tramite un cambio manuale (automatico a richiesta) e niente ABS o controllo della trazione. Quanto basta per percorrere il chilometro da fermo senza smettere mai di pattinare. Nel 1996 arriva la coupé Viper GTS, ancora più muscolosa e dal caratteristico tetto a doppia bolla come negli anni sessanta. I 450 cavalli di serie crescono a dismisura nella versione da corsa GTS-R, che fa man bassa di titoli nelle classi GT. Nel 2003 arriva la Viper SRT-10, spinta da un 8,3 litri da oltre 500 cavalli, aumentati a 600 con la model year 2008. La quinta e ultima serie è del 2012 e, nonostante le somiglianze, è riprogettata da zero. I cavalli ora sono 649 e per la prima volta compaiono i controlli elettronici, chiaramente disattivabili. Nel 2017 la Viper esce di listino ed entra nel mito. Una classica che, in vendita usata, vale qualsiasi prezzo.
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